martedì 14 settembre 2010

Quando finisce settembre...



Quando finisce settembre ( a forza di essere vento)



per capirmi è necessaria la curiosità di Ulisse
di viaggiare in solitaria
vedendo il mondo per esistere…

Samuele Bersani “Occhiali rotti”

Quando torno a Torino,da qualche viaggio trovo il cielo immancabilmente grigio.
Spesso,all’atterraggio piove, e quando ad annunciare pioggia è il comandante del volo,magari con diecimila chilometri di anticipo allora non hai nemmeno la sorpresa,Torino è rimasta grigia, come quando sei partito.
Nove volte su dieci, torni da qualsiasi landa della terra, dove per venti giorni,non hai mai messo pantaloni lunghi e scarpe chiuse,e hai posizionato kway e felpa in fondo alla zaino, ma sei arrivato a Torino,e una volta che hanno scaricato il bagaglio dall'aereo( che nel mentre pesa 20 kg,e ha sempre in pole position la tua roba sporca), devi disfare lo zaino, recuperare pantaloni e felpa, pena la morte istantanea per assideramento.
Risultato?scena comica e ilarità di tutti i passeggeri presenti.
Ogni volta che atterro,a Torino, mi accorgo che non è la mia città,non mi appartiene.
Non amo la geometria sabauda, le strade dai nomi monarchici,il gianduiotto, la città che non sta mai ferma, i suoi grigi abitanti,le sue montagne olimpiche.
Il cielo,di un azzurro tiepido tendente al grigio trecentosessanta giorni l'anno.
A me, ogni volta che torno a Torino, viene la nostalgia del mare.
Perché qui abbiamo il Po, che è un Po’ sporco, e un Po’ poco parente del mare, nemmeno cugino di secondo grado.
Andiamo al mare in Liguria, che sarebbe una terra splendida, ma ci sono i sabaudi, che qui hanno edificato le loro seconde case.
Tutte uguali,tutte Condominio Stella Maris, stesse regole, stessi piani,planimetrie, che quando arrivi a Varazze,ti sembra di non aver mai lasciato Torino.
Ma la Liguria, ha il mare,e per questo, dopo otto mesi di gestazione, ho deciso di venire alla luce, in piene ferie estive, il richiamo dell’acqua era troppo forte per nascere a Torino, e poco importa l'aver rovinato le ferie alla mia mamma.
E con questo abbiamo messo un primo punto fermo: il mare, il sole, il cielo azzurro,la mia nascita, che i punti sono quattro, ma vogliono semplicemente dire che sono nato nel posto giusto, ma vivo nel posto sbagliato: ora la storia può proseguire.
In Liguria, se sei strano ci puoi nascere,e, strano lo dovevi essere davvero, se quel due agosto, tuo papà, buca tutte e quattro le gomme della macchina, e arriva a vedere il suo primogenito, a cavallo di uno splendido carro attrezzi dell’Aci.
Ma questa è un’altra storia, non divaghiamo.
Dalla Liguria, si parte per le isole,e per la Sardegna.
Sull’Isola mi sento a casa,e quando torno a Torino mi viene il magone, ma non per il tempo che cambia,perché la Sardegna mi appartiene.
Mi è entrata dentro,e tutto questo fa molto Alpitour Viaggi,ma non riesco a trovare un’immagine migliore.
Ho vissuto le mie estati più’ belle, a giocare a Robinson Crusuoe, su una spiaggia deserta dell’Ogliastra.
La nostra roulotte, il mare, i buoi, le baracche dove i sardi passavano l’estate.
I buoi, non erano una fornitura di carne extra, ma servivano per trainare la roulotte sulla spiaggia.
Non c’era luce elettrica,non c’eran negozi,non c’era il lungomare con i banchetti:solo il rumore del mare, e la possibilità di stare in costume da bagno per un mese.
Io stavo nudo, ma questa è un’altra storia.
La spiaggia di Perdepera, mi ha lasciato il piacere del silenzio, e il cielo stellato,il cielo stellato in me, Kantiano all’età di 7 anni.
Il grande desiderio di libertà, il nomadismo, credo sia nato in quegli anni di Sardegna,e abbia poi continuato a crescere.
Ho rivisto la spiaggia di Perdepera quando avevo 24 anni, non c’erano più’ le baracche, ma un resort del Club Med:ho provato il desiderio forte che bruciasse.
In Sardegna, ma non a Perdepera ( ormai il resort aveva rotto la magia del luogo), ho fatto l’amore, rischiando l'arresto per atti osceni in luogo pubblico.
Io, lei, il mare.
Lo stesso giorno, su quella spiaggia ho rischiato di morire annegato,quando Freud parlava di amore e morte, indubbiamente stava pensando a questo.
Alla Sardegna, è legato il mio undici settembre 2001, e non è un modo di dire.
Il giorno dell’attacco alle torri Gemelle, stavo viaggiando da Is Arenas ( Or) a Torre delle Stelle
(Ca), in camper con la mia fidanzata ( quella degli atti osceni sulla spiaggia di Badesi).
Quel giorno ho pianto, ma non per New York, ma per la morte dello zio più’ caro, quello che per me era sinonimo di viaggio, e gli ho detto ciao davanti al Mediterraneo, perché i mortali si salutano al cimitero, i viaggiatori davanti al mare.
Per me la Sardegna, è sempre stata l’amore per l’ignoto, che a sette anni faceva rima con l’avventura di entrare in un bunker tedesco abbandonato sulla spiaggia, e quando ne hai 27 vuol dire prendere un aereo, e partire per Cuba in solitaria, per trovarsi dove si stava facendo la storia e dove Fidel Castro era in punto di morte ( poco importa che mentre scrivo il Leader Maximo sia vivo).
Il viaggiare in solitaria, per il piacere degli incontri del tutto casuali, fuggendo dal Varadero Resort, l’ennesimo Club Med in mezzo alla mia vita.
Volevo bruciarlo.
A Cuba,mi sono sentito nuovamente a casa ( è un isola e assomiglia incredibilmente alla Sardegna), ed è stato amore.
Non quello mercenario, che devo dire mi metteva un’estrema tristezza, ma verso le persone incontrate, persone in cui mi sono rispecchiato, e dalle quali mi sono sentito attratto.
Il medico a Santa Clara, che davanti a una birra, mi dice che non avrei più’ dimenticato i colori della sua terra,la sua bimba di due anni, che tenevo in braccio, con il terrore che mi facesse la pipì sul costume, perché senza pannolino, a causa di un embargo tanto inutile, quanto crudele.
Raul, incontrato sotto un banano, mentre cercavo di salire su un camion diretto all’Avana, che mi consegna la sua visita oculistica, perché a Cuba avere un paio di occhiali è come vincere alla lotteria.
Pedro, che non ho mai visto una persona così pigra, e forse io sarei peggio,per tredici dollari al mese insegnare musica, in culo al socialismo, a Fidel e ai compagni del partito.
A casa di Pedro, ho impiegato cinque ore a mangiare un’aragosta, perché andava via la corrente, e Dio benedica l’America, e i suoi hamburger, e i suoi embarghi giusti.
A Cuba, ho visto la tomba di Guevara, che avrà fatto tanti errori, ma aveva un pregio, alle rivoluzioni ci credeva, ed era un sognatore.
L’amore per il sogno, l’utopia,il vagabondaggio a Cuba si è fortificato.
Nessuno sull’isola, quando dicevo di fare teatro, ha fatto la solita odiosa esclamazione:”Si ma per vivere cosa fai?”.
Solo questo motivo sarebbe stato sufficiente a non tornare a casa.
Ma io non sono Guevara, e non ho nemmeno la Poderosa!
E sono tornato a Torino.
Temperatura media all’Avana 34 gradi e 80% di umidità, temperatura media a Torino Caselle…80% di umidità, e 14 gradi.
Pioggia.
Mi piove dentro, come ogni volta, che torno in questa città, che ci hanno fatto anche le Olimpiadi, e tanti film, ma non è la mia città, non è la mia realtà.
Piove anche questo sette settembre, di ritorno dalla Turchia,ancora una volta mondo che mi è entrato dentro, storie che hanno incrociato la mia.
Ozam, capitano che sogna una sua barca, dall’evocativo nome Party Boat, dove farà festa ventiquattro ore su ventiquattro,e se passate da Fetye fate uno squillo,sarò sempre lieto di bere una tazza di cay con voi!( se siete australiane evitate,troppe chiacchiere e troppo assatanate di sesso),
e Alì, che al Bazar di Istanbul sono quasi sicuro che mi abbia drogato, o forse è stata solo suggestione e stanchezza, Cecilia, che ha lasciato l’Italia, per fare il medico a Barcellona, e Ilaria, che corre venti chilometri ogni tre giorni ma di mestiere fa l’anestesista, Mehmet che mi dice che sono una bella persona e mi chiede se faccio l’ingegnere ( e io urlo NO!faccio teatro!)e Annalisa che vorrebbe fare la Skipper, ma lavora in ospedale però forse un giorno chissà.
E alla fine di tutto questo io chi sono?
Un mediano?
No!decisamente no,e please se sparisse il calcio sarei una persona felice ( e non è snobbismo)!e a me una vita da mediano proprio no!caro Liga,che canzonaccia che hai scritto!un play maker?uno che realizza 15 assist a partita?
Nemmeno,ci ho provato,ma dopo un auto canestro ho lasciato perdere!
Un navigatore in solitaria?
Ci stiamo avvicinando!quasi quasi ci metto la firma!
Sono un navigatore folle,un sognatore rivoluzionario,un metereopatico cielosolemare,un senza patria ( la patria sono le persone,non i luoghi),un cercatore di storie,oggi mi trovate a Torino,domani non lo so,con buona pace dei miei quattro soldi e delle finte sicurezze.
Un navigatore poeta ( italiani popolo di navigatori e poeti...evviva i luoghi comuni),uno che ha disfatto mille volte valigie di insicurezze,bruciato fotografie di tramonti e brindato al mare con in mano un bicchiere di birra ghiacciata,lasciandosi andare a risate liberatorie,e a desideri da realizzare guardando le stelle.
E sono Don Chisciotte,senza scudiero,ma con due borsoni in cui ci sono dentro tutti i miei vestiti,gli ultimi comprati al mercato di Porta Palazzo,su questo Boeing 737 della Lauda Air:ho lasciato Torino,e tra dieci ore atterro a l'Avana,dove ho un riferimento per insegnare teatro ( ricordate Pedro dell'inizio storia ?).
Lascio Torino,i suoi viali squadrati,i suoi nomi monarchici,le sue maledettissime montagne olimpiche,la sua schifosa polenta,e le sue finte gentilezze!
Mi aspettano Pedro,sua moglie,le aragoste,e 365 giorni di sole,e pazienza per gli uragani,mi abituerò.
Se doveste capitare dall'Isola,fate uno squillo,una birra non si nega a nessuno,nemmeno un'aragosta,astenersi troppo sicuri,portatori di certezze,e sabaudi doc ( ma quelli fortunatamente si sono estinti da tempo).L

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