domenica 10 ottobre 2010

Le ragioni di una scelta


Ogni volta, che muore un soldato in una zona di guerra,provo un inevitabile senso di smarrimento, perchè la morte fa sempre paura:poi però mi interrogo, sulle mie scelte, su quella scelta fatta ormai 10 anni fa, di non servire lo stato con le armi, di non sottostare a delle logiche di guerra, alla legge del piu' forte alla legge della giungla.
Quando feci questa scelta, si era nella piena guerra del Kosovo (1999), dove vennero compiute atrocità inenarrabili verso i civili del Kosovo,tuttavia io dissi no, convintamente.
E fui tra i pazzi, disposti a fare interposizione non violenta a Pristina ( il minostero poi ci impedì di partire).
L'intervento fu sbagliato nel 1999 ( provate oggi and andare in Serbia...),ed è tutt'ora una follia in Afghanistan.
Follia,perchè sappiamo tutti, che la guerra non è contro il terrorismo, ma per gli interessi Italiani, Inglesi e di tutta la forza Onu.
Questa è una guerra non in mio nome, e non lo sarà mai.
Ricordo poi, un'altra guerra, a due passi da casa nostra, in Bosnia, dove Americani, Italiani e compagnia bella, ci misero assai ad intervenire...eh si non c'era il petrolio.
E ricordo chi a Sarajevo ( don Tonino Bello), entrava disarmato, e divorato dal tumore.
La guerra non è un gioco,ma non è con le armi che si risolve,violenza genera violenza, in una spirale che può solo peggiorare.
Non sono eroi, perchè sapevano quello che facevano, sapevano di essere in guerra, e in guerra si muore.
Sempre.
Via a casa, a costruire la pace...e a smettere di giocare ai salvatori del mondo

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